Demenza e stimolazione cognitiva

Le demenze sono malattie degenerative del sistema nervoso centrale, che insorgono solitamente in età avanzata (anche se si possono osservare quadri di demenza giovanile) determinando un progressivo declino delle facoltà cognitive di una persona.

Esistono numerosi tipi di degenerazione ma le quattro forme più comuni di demenza, sono il morbo di Alzheimer, la demenza vascolare, la demenza di Parkinson e la demenza frontotemporale. Le cause della demenza non sono ancora state chiarite. Di fatto, a provocare un deterioramento cognitivo patologico, è la morte delle cellule nervose cerebrali o il loro cattivo funzionamento a livello di comunicazione intercellulare.

Negli ultimi anni sono molte le evidenze scientifiche che hanno dimostrato l’efficacia di trattamenti di stimolazione cognitiva in pazienti con demenza.

E’ stato verificato infatti, che le terapie farmacologiche utilizzate in pazienti con demenza, hanno benefici maggiori quando il trattamento farmacologico viene associato ad un trattamento non-farmacologico, come ad esempio un trattamento di stimolazione cognitiva o di neuro-riabilitazione (Onder et al., 2005; Matsuda, 2007; 2010).

Ma quali sono gli obiettivi della stimolazione cognitiva?

La stimolazione cognitiva permette di ottenere un miglioramento funzionale della qualità di vita della persona e del suo caregiver; il rallentamento del decadimento cognitivo lavorando sulla riserva cognitiva e il contenimento i disturbi comportamentali, migliorando la gestione familiare del paziente con demenza.

E in cosa consiste?

La terapia di stimolazione cognitiva, è un intervento terapeutico strutturato che può essere effettuato tramite sedute individuali o di gruppo.

Il trattamento prevede attività di stimolazione delle abilità cognitive attraverso una serie di esercizi adattati alle capacità della persona o del gruppo, ad esempio:

  • esercizi di orientamento temporale e personale
  • esercizi linguistici per stimolare le abilità di denominazione, comprensione e fluenza verbale
  • esercizi visuo-percettivi e costruttivi
  • attività di stimolazione sensoriale
  • stimolazione delle funzioni mnesiche tramite immagini visive e associative
  • esercizi di ragionamento logico deduttivo
  • esercizi sulla conoscenza e utilizzo di oggetti di uso comune
  • attività di socializzazione e di controllo comportamentale
  • utilizzo del denaro e attività ecologiche per la gestione delle attività di vita quotidiana

Gli esercizi non devono essere frustranti per il paziente ma permettere la stimolazione attraverso:

  1. Il recupero delle informazioni con la modalità associativa. Per la stimolazione delle funzioni mnesiche si lavora su associazioni. Durante la seduta infatti, non vengono poste domande dirette che costringono il paziente ad un recupero delle informazioni volontario (a volte impossibile). Ad esempio, invece di chiedere chi è il personaggio rappresentato in una foto, o il nome di un oggetto, si chiede di dire chi sia il più giovane fra i due volti fotografati, o quale sia l’uso funzionale dell’oggetto ecc.
  2. Nelle sessioni di stimolazione cognitiva, attraverso gli esercizi, si promuove un apprendimento di tipo implicito per lo sviluppo di concetti e collegamenti semantici.
  3. La stimolazione della comunicazione verbale tramite lo sviluppo di conversazioni significative, permettendo di migliorare l’accesso al linguaggio e, di conseguenza, la comunicazione tra il paziente con demenza e le persone che si prendono cura di lui.
  4. Infine attraverso la reminiscenza, viene utilizzata l’abilità di ricordare eventi personali passati (come il giorno del matrimonio, il lavoro ecc.), tramite l’utilizzo di foto, oggetti o canzoni per facilitare il ricordo degli eventi con l’obiettivo di stimolare le risorse cognitive residue e di conseguenza, migliorare l’umore attraverso il recupero di esperienze emotivamente piacevoli.

La terapia di stimolazione cognitiva deve essere condotta da personale formato, dopo un adeguata diagnosi funzionale e neuropsicologica che consenta di valutare la riserva cognitiva e quindi i punti di forza e debolezza del paziente; può essere indirizzata alla singola persona con demenza o ad un gruppo di persone (in genere gruppi da 5-6 persone) con un livello cognitivo abbastanza omogeneo.

La terapia di stimolazione cognitiva, prevede anche sessioni di parent training in cui si coinvolge il familiare o il caregiver di riferimento, che vengono in questo modo formati sulle modalità di accudimento e stimolazione cognitiva del paziente anche a casa.

Dottoressa Federica Rizza

Dottoressa Federica Rizza

Dott.ssa Federica Rizza, Psicologa-Psicoterapeuta-Specialista in Neuropsicologia. Laureata e Specializzata presso l’Università di Roma La Sapienza, iscritta all’Ordine degli Psicologi del Lazio con n.17264. Ha lavorato per anni presso l’I.R.C.C.S. San Raffaele Roma e l’I.R.C.C.S. Fondazione Santa Lucia per attività clinica con adulti neurologici e in età evolutiva e per attività di ricerca con diverse pubblicazioni scientifiche.

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